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Il Cerchio Mascherato - 4 parte


di summeroflove
28.07.2024    |    2.559    |    3 9.8
"“Che spettacolo vero? Io sono Falco, lei è Aquila” Le maschere dei due giovani seguivano il tema dei loro nomi in codice, con due becchi all’altezza del naso..."
Le coppie presero posto attorno al cordone di velluto, lentamente e accompagnate dall’indistinto brusio metallico che caratterizzava la serata. Quelle invece dotate del braccialetto giusto, venivano accompagnate dagli inservienti ai tavolini posizionati a poca distanza dal cerchio. Riconobbi tra questi la coppia con la lei minuta, quella che mi aveva quasi spaventato poco prima. Si fermarono a uno dei tavoli più vicini al cerchio.

La figura oro e porpora non si muoveva, la profonda vibrazione del violoncello riempiva l’aria della stanza, adesso gremita di maschere.

“Ma tu hai capito che cosa succede ora?” Mi chiese il mio Lui.

“Boh… forse quelle coppie ai tavolini faranno una specie di gioco hot… non saprei. Devo dire che questo sottofondo musicale e quel tizio al centro del cerchio mi mettono un po’ in soggezione”

Due inservienti passarono tra i tavolini a lasciare dei calici alle coppie col braccialetto rosa. Quando ebbero finito, tornarono al di qua del cordone di velluto e fecero un cenno all’uomo in oro e porpora.

Fu allora che la massiccia figura si mosse. Lentamente e con passo solenne si diresse verso il candelabro con la campanella e suonò un rintocco che fece calare il silenzio nel salone.

Fu un attimo dalla durata indefinita. Si accese una luce che illuminò una figura femminile abbracciata a un maestoso violoncello, seduta poco dietro al trono. La donna aveva una maschera simile a quella del colosso oro e porpora e sembrava essere vestita del solo strumento musicale. La musicista riprese a suonare e due porte si aprirono dietro di lei, lasciando entrare delle figure in penombra che risultarono poi essere dieci donne mascherate, completamente nude e con i corpi perfettamente oliati.

Erano bellissime nella loro diversità. Alte, basse, statuarie e più in carne. Bionde, more o rosse. Tatuate, depilate o meno. L’unicità dei loro corpi ben curati, in contrasto alle maschere impassibili suscitò un brusio diffuso nel pubblico al di qua del cordone.

Le dieci donne si misero in cerchio attorno al trono. Le note del violoncello crescevano per numero e intensità mentre le dieci bellezze si fermavano immobili nella loro posizione eretta.

Fu in quel momento che ripensai a Mara. Sarà stata anche lei nel salone? Era forse al di là del cordone? E se fosse rimasta sui divanetti nell’altra stanza? Mara… colei che mi aveva introdotto in questo ritrovo di perdizione, l’unica capace di riconoscermi in questo mare di espressioni di cartapesta.

L’uomo in oro e porpora iniziò a camminare in cerchio davanti alle dieci donne. Lentamente, misurando passo dopo passo, senza perdere di vista nessuno di quei corpi. Completò un giro intero, poi si fermò davanti a una di loro. Una donna non molto alta, piuttosto in carne ma con un seno rigoglioso e due gambe toniche, messe ancor di più in luce da due tacchi vertiginosi. La donna fece un passo avanti e i due si fissarono per qualche secondo. Successivamente, l’uomo oro e porpora la prese per mano e la condusse verso uno dei tavolini poco fuori dal cerchio. Fu accolta da un brindisi discreto della coppia a cui fu affidata.

L’uomo tornò al centro del cerchio e ripetè il rituale altre nove volte. Quando l’ultima delle dieci dee mascherata fu assegnata, sparì in una delle porte dietro al trono, accompagnato dagli applausi del pubblico e dall’ininterrotto tappeto musicale.

Il cordone di velluto fu aperto da un inserviente e, con eleganza e ordine, le dieci coppie - diventate adesso dei sensuali terzetti - uscirono dalla sala in fila indiana, sfilando davanti a noi ed entrando nell’altra sala, dove nel frattempo un cameriere in nero aveva aperto il cordone attorno al tatami.

“Scusa amore ma dopo toccherebbe a noi?”

Il cerchio di ebano.

“Oh cazzo” sussurrai. Fu l’unica cosa che riuscii a dire.

I maliziosi terzetti presero posto sul grande tatami. Quando l’ultimo salì sul materasso, il cordone fu richiuso e la folla si sistemò sui divanetti o in fondo alla sala, appoggiati alle pareti. La carica erotica sul tatami cresceva visibilmente, mani incontrarono altre mani, carezzarono altri corpi, tolsero l’intimo altrui, afferrarono l’eccitazione tangibile dei dieci uomini sul materasso. Questa esplosione di sensualità si propagò nella sala come un’onda. Le coppie sui divani finalmente iniziarono a dare libero sfogo alle pulsioni, finora tenute a fatica sopite.

Ben presto, la sala del tatami divenne un focoso teatro di lussuria. I gemiti dei trenta protagonisti si fusero con il resto del pubblico, con il calore e il profumo dei corpi e con la vibrante musica proveniente dall’altra stanza in un crescendo di passione che sembrava non giungere mai all’apice.

Noi due assistevamo allo spettacolo da un divanetto in seconda fila, posto d’onore riservatoci da una giovane coppia che ci invitò a sedere con loro con ampi gesti e a gran voce. A pochi metri da noi, la bionda minuta ondeggiava il bacino sul membro eretto del suo partner, che nel frattempo baciava con passione il basso ventre della donna assegnata loro dal cerimoniere oro e porpora.

“Che spettacolo vero? Io sono Falco, lei è Aquila” Le maschere dei due giovani seguivano il tema dei loro nomi in codice, con due becchi all’altezza del naso che lasciavano scoperte le loro bocche e mostravano dei piercing al naso e sul labbro inferiore. Aquila indossava un reggiseno argentato e uno slip coordinato, Falco era nudo e visibilmente eccitato.

“Noi siamo… ehm, lei è Mara e io sono… Leone”

Il mio Lui prese l’iniziativa e mi fece l’occhiolino.

“Piacere Mara - Aquila mi porsela mano - prima volta anche per voi?”

“Si… ci ha invitato un’amica. Siamo molto…”

Aquila mi baciò sul collo. Le parole mi si strozzarono in gola. Un bacio lento, lungo, piacevole. La sua bocca indugiò un po’ sul mio collo, lasciando una leggera traccia di rossetto, poi scese piano a cercare il mio seno. Stavo per ritirarmi, per dire di no, ma un secondo bacio sul collo, di una bocca a me nota, mi fece desistere. Il mio Lui mi cinse la vita e, scostandomi i capelli e le piume della maschera, iniziò a baciarmi il collo con passione, spegnendomi letteralmente la luce.

Cercavo un punto nella sala al quale appigliarmi per non affogare totalmente, cercavo con lo sguardo la bionda minuta sul tatami. La scorsi in un groviglio di corpi che si alternava con la sua dea al cospetto del membro eretto del suo compagno.

Nel frattempo, Falco si era avvicinato a me, o meglio sarebbe dire, al mio basso ventre. In preda ai baci del mio Lui e alla lingua vellutata di Aquila che giocava oramai con il mio seno, non opposi resistenza neanche quando il giovane mi sfilò gli slip e iniziò a giocare con la mia vagina, nel frattempo completamente lubrificatasi.

Falco sorrise nell’osservare le mie labbra e il mio pube depilato, bisbigliò qualcosa che non compresi, poi affondò il volto tra le mie gambe.

Gemei di piacere, libera dalle paure, dai timori, dalle paranoie e dalle remore. Tre calde bocche mi stavano facendo volare su picchi di piacere inesplorati, mentre tutto attorno a noi cresceva l’odore inebriante della passione di centinaia di sconosciuti.

Restai al centro delle attenzioni di questo insolito terzetto a lungo, anche quando i tre si scambiarono di posto. Conobbi la lingua abile di Aquila che mi provocò un orgasmo potentissimo, profondo e persistente e mi lasciò senza fiato sul divanetto per qualche minuto.

Nel frattempo Aquila e Falco tornarono a concentrarsi su loro stessi, cimentandosi in una scopata selvaggia sul nostro divanetto, per la grande gioia del mio Lui che, buttata la timidezza alle ortiche, si massaggiava il pene eretto e non più costretto negli slip.

“Ehi tu - gli dissi - non provarti a venire! Abbiamo un cerchio di ebano da affrontare!”

Sorrise, si avvicinò a me, appoggiò il cazzo sulla mia maschera, all’altezza della bocca e spinse malizioso. Scostai un poco la maschera e accolsi tra le labbra la sua virilità, toccandomi il corpo ancora scosso dai piaceri di poco prima. Ma fu un istante, perché il mio Lui lo estrasse velocemente e, altrettanto rapidamente, mi baciò le labbra. Le nostre lingue si incontrarono in un abbraccio bagnato e salato.

“Oh no, non aver paura. Voglio vederti godere di nuovo, e stavolta su quel lettone con tutti gli occhi addosso!”

Poco più in là, Aquila accoglieva sorridente il caldo e copioso piacere di Falco nella sua bocca.
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